La disabilità intellettiva nella teoria e nella pratica psicoanalitica
Per quanto si cerchi spesso di inquadrarlo in una logica di tipo meramente funzionale, l’handicap psichico o mentale, soprattutto quello grave, non può fare a meno di rivelarsi allo sguardo e alla sensibilità di chi vi si accosta come una ferita profonda, insanabile, al cuore stesso dell’essere del singolo individuo. La donna e l’uomo che, come si usa dire, sono portatori di un handicap appaiono schiacciati da un fardello troppo gravoso da sostenere senza che la soggettività ne sia fortemente compromessa e invalidata. […] Affrontare la questione della disabilità intellettiva orientati da una riflessione psicoanalitica vuol dire porsi un interrogativo fondamentale – generalmente eluso – sull’esistenza dell’inconscio (o, per essere più precisi, sulle forme particolari che esso può assumere) in persone che sono, in maniera più o meno grave, compromesse dal punto di vista intellettivo e cognitivo. […] La disabilità intellettiva ci obbliga a fare i conti con una condizione dell’umano che è, assai spesso, ritenuta ai limiti dell’umanità stessa: includere queste esistenze speciali e bizzarre nel registro dell’umano è il nostro compito. Humana materia è il titolo che abbiamo voluto attribuire a questa collana proprio per ribadire che, per quanto gravi le condizioni del disabile intellettivo possano essere (o apparire), è di materia umana che egli è fatto, di materia significante, di materia sensibile alla parola, di materia plasmata dal linguaggio.
(dall’introduzione di Ambrogio Cozzi e Franco Lolli)
Con i contributi di: Pierre Bruno, Ambrogio Cozzi, Franco Lolli, Adriano Ferrari.
Humana Materia n.1