Fare il vuoto dentro di sé, prepararsi ad accogliere gli altri: il gesto che ci incammina alla parola scritta nasce nel fare spazio, nell’accoglienza. Appartiene a chiunque si senta così chiamato alla parola da volerla far accadere, da volerla vedere – scritta – davanti a sé. La parola si trasforma e diventa sorpresa, conoscenza inattesa. Un fatto privato che diviene mondo. Non serve che altri la legga; la parola esiste davanti a noi; è diventata vita: giustificazione, nostra, della vita. È in questo silenzio che la nostra parola può entrare, ora, in comunione con gli altri; può essere divisa con chi ancora non conosciamo.
Lilliput n.8
Rassegna stampa
la Nuova (Venezia) – 6 novembre 2016
Nazione Indiana – intervista a Michele Toniolo